…PERCHÉ CREDIAMO CHE NON SI DEBBA CHIEDERE IL PERMESSO ALLA QUESTURA PER COMPRARE L'ABBONAMENTO DEL PERUGIA…
…PERCHÉ È UN REGALO ALLE BANCHE PAGATO DALLE TASCHE DEI TIFOSI…
…PERCHÉ I NOSTRI DATI PERSONALI DEVONO RIMANERE PERSONALI…
…PERCHÉ DECIDERE DI VEDERE UNA PARTITA ALLO STADIO SARÀ ANCORA PIÙ DIFFICILE… E MENO SICURO…
Da anni si sente parlare in televisione e nelle trasmissioni sportive di “stadi vuoti”, segno che nel tempo i vari provvedimenti speciali contro la violenza hanno avuto come unico effetto quello di allontanare i tifosi ed i semplici cittadini dagli impianti sportivi, mentre invece i tifosi più appassionati, gli “ultrà” per intenderci, allo stadio hanno continuato e continuano ad andarci.
Per questa ragione, il Ministro dell’Interno, motiva l’urgenza di introdurre un provvedimento come quello della tessera del tifoso con la necessità di rendere gli impianti sportivi nuovamente accessibili per le famiglie e per i semplici appassionati di calcio.
Ma, come per il decreto Amato, anche stavolta “gatta ci cova”. Le precedenti leggi speciali con l’introduzione dei biglietti nominativi e il divieto di vendere i titoli di accesso alle manifestazioni sportive ai cittadini non residenti nel comune in cui si gioca la “partita a rischio” di fatto sono state un bel regalo per le televisioni. I tifosi occasionali, quelli da una decina di partite all’anno o quelli residenti in altri comuni, hanno presto realizzato che, invece di sorbirsi ore di file alla biglietteria ed ai tornelli o rispettare gli orari sempre più ristretti dei botteghini, fosse più conveniente appendere la sciarpa al chiodo farsi l’abbonamento alla pay-tv.
…perché crediamo che non si debba chiedere il permesso alla questura per comprare l'abbonamento del Grifo…
Un nuovo strumento di controllo in questo scenario era decisamente ciò che ci mancava. Non bastava il biglietto nominativo, acquistabile solo dietro presentazione di un documento d’identità valido e che, una volta passato al lettore del tornello, fornisce i dati direttamente al Viminale grazie a una linea dedicata. La Tessera del tifoso andrebbe a sovrapporsi a questo meccanismo, introducendo un concetto pericoloso per le libertà individuali, il passaggio attraverso le questure. Non è una questione tra tifosi e società, i moduli compilati per la richiesta della tessera vengono inviati alle questure di competenza, che danno il nullaosta all’emissione.
Non bastava quindi il biglietto nominativo? I diffidati comunque allo stadio non ci possono andare, per quale motivo deve essere una questura a decidere se io posso o non posso sottoscrivere un abbonamento alla mia squadra?
…perché è un regalo alle banche pagato dalle tasche dei tifosi…
Scendono in campo dei soggetti nuovi: gli istituti bancari. Se con i primi step delle leggi antiviolenza si sono favoriti i gruppi televisivi, ora si fa un gran bel regalo alle banche. Come al solito con il pretesto della “sicurezza” si alimenta il giro di affari delle lobbies finanziarie. La tessera del tifoso è una carta di credito ricaricabile, che ha i costi di qualsiasi altro strumento simile. Ogni operazione ha le sue commissioni, serve che ci sia sempre un minimo di denaro depositato, e, per di più, si paga. Considerando che è di dominio pubblico che la proprietà di tante squadre italiane è piano piano passata dalle mani degli imprenditori a quelle degli istituti di credito da cui sono finiti per dipendere gli imprenditori viene naturale pensare che si stia cercando di bilanciare i crediti ottenuti finora dalle società con un affare dalle proporzioni immense.
…perché i nostri dati personali devono rimanere personali…
Ma non è ancora tutto, visto che è creata come strumento di credito la tessera del tifoso immette i dati di chi la sottoscrive in un circuito telematico a potenziale disposizione delle aziende. Una schedatura che va al di là del documento da presentare per ottenere un biglietto per lo stadio, ma che registrerebbe gusti e preferenze personali di chi la utilizza, dati che rimarrebbero a disposizione di chi li registra. Lo scenario che si verrebbe a creare a questo punto si fa inquietante, i dati personali di migliaia di tifosi italiani sarebbero a disposizione di un intreccio di soggetti diversi e complementari tra loro: forze dell’ordine, grandi gruppi bancari, e grandi gruppi industriali (visto che uno dei partner istituzionali della tessera del tifoso è il gruppo Autogrill, di proprietà Benetton) .
Il Garante per la Privacy ha rilevato l'illegittimità di tale discrezionalità autorizzata dalla normativa del Ministero dell'Interno, ed è intervenuto richiedendo la modifica dei moduli destinati a coloro che vorrebbero sottoscrivere la Tessera.
…perché decidere di vedere una partita allo stadio sarà ancora più difficile… e meno sicuro…
Nonostante da più parti la tessera del tifoso venga pubblicizzata come lo strumento che riporterà lo stadio alle famiglie e ai tifosi “moderati” nella pratica tutto accadrà tranne questo. Ancora una volta si rendono le cose difficili, se non impossibili, all’appassionato di calcio che decida di volersi godere uno spettacolo dagli spalti invece che dalla poltrona di casa. Il motivo è semplice, facciamo un paio di esempi: il signor Rossi che abita a Novara ed è tifoso del Perugia, nell’ipotesi in cui il Perugia giocasse nella sua città, per vedere la partita con gli altri tifosi perugini è costretto ad avere la tessera del tifoso, se non ce l’ha o si trasferisce in mezzo ai tifosi della squadra avversaria (viva la sicurezza!) oppure sborsa un prezzo doppio o triplo per un settore non popolare. Ma non basta, se il signor Rossi decide di sottoscrivere la tessera del tifoso, e una domenica vuole portare suo figlio, o sua moglie, o magari tutti e due (le famose famiglie da riportare negli stadi) si ricomincia daccapo, o sceglie un settore diverso da quelli popolari, o paga, oltre alla propria, la tessera del tifoso a moglie e figlio.
E sono solo due esempi, ce ne sarebbero centinaia da fare ma il meccanismo a questo punto è chiaro: si incentiva l’acquisto non certo per favorire le trasferte dei tifosi, ma per creare quante più carte di credito possibili, tant’è che la LEGA PRO nelle sue indicazioni su “perché le società devono promuovere la tessera del tifoso” (http://www.lega-calcio-serie-c.it/it/tessera.htm) indica candidamente: “con la sottoscrizione e le RICARICHE la Lega percepirà dei compensi che poi verranno ridistribuiti alle società in base al numero delle tessere emesse da ciascuna e in base al numero delle TRANSAZIONI effettuate dai singoli possessori”. Senza censure, senza pudore, una mera operazione economica, l’ennesima sulla pelle, o meglio sulle tasche dei tifosi, spacciata per operazione di controllo e sicurezza.
INGRIFATI 1989

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