Ebbene si, anche nelle storie più gloriose come la nostra ci
sono dei momenti, delle date di cui non c’è da andarne proprio fieri.
Ma fortificano e rendono l’ amore per questa maglia ancora
più sofferto e difficile.
Non stiamo parlando delle vicende legate al calcioscommesse o
delle raccolte di fallimenti legati a questi ultimi anni.
Domenica scorsa, inutile nasconderlo, inutile far finta di
nulla, è stata una di quelle date.
Gli esperti la chiamano “ consapevolezza dell’ amore “ :
avere la certezza di quando uno è innamorato, andando oltre ogni logica e
razionalità, fortificandola nei momenti peggiori, quando tutte le situazioni
sono avverse e rendono il sentimento ancora più vero.
Perché il calcio è una metafora dell’ amore.
E allora è facile innamorarsi di una persona quando si è
consapevoli che il sentimento è ricambiato, quando c’è solo serenità.
Come è stato facile innamorarsi del Perugia quando si
vedevano le giocate di Nakata, gli inserimenti di Tedesco, la grinta di Olive.
Si dirà, generalizzando, che erano tutti centrocampisti.
Ma nel calcio, come nelle vita, non basta essere tutti della
stessa famiglia, ci sono centrocampisti e centrocampisti.
Della stessa famiglia fa parte anche Francesco Mocarelli.
Cento presenze con il Grifo.
E’ proprio vero caro Francesco “ sembra impossibile che
seguo ancora te “; come lo vuoi chiamare questo se non amore?
Come puoi spiegare ai parenti, amici e conoscenti che impegniamo
le nostre domeniche per venire a vedere le tue gesta?
Come puoi razionalizzare il tutto, dare un senso logico a
questi comportamenti?
E’ amore, solo amore.
E nell’ amore, caro Francesco, sai meglio di noi che non c’è
obbiettività che tenga, nell’ amore, caro Francesco, si vede solamente ciò che
ci piace vedere.
E noi,che di te siamo semplicemente innamorati, ti auguriamo
di festeggiare altri 100 anniversari come questo.
Con il Grifo, sempre per sempre, con te fino al Pallone d’
oro!
Va beh, quisto più che
amore se chiama pazzia …


2 avo' i commenti:
solo una cosa
MOKA SEI UN GRANDE !!!!
Grande, Moka. Uomo vero in un mondo troppo spesso di bucciotti peggio di quelli del Subbuteo
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